Si stima che ogni persona partita da Tobruk ha pagato circa 8.000 euro per salire sulla barca.
Qual è stato il guadagno dei trafficanti coinvolti nella morte dei 643 migranti durante il naufragio del Peloponneso? Esistono varie testimonianze che si sono ripetute negli anni e che emergono anche dai racconti dei 104 sopravvissuti e dei parenti delle vittime.
Ecco quanto hanno guadagnato i trafficanti
Due inglesi di origine pakistana, arrivati in Grecia per cercare cinque cugini che erano a bordo, affermano: “Hanno dato circa 8.000 euro ciascuno“. Coloro che non hanno dovuto effettuare il volo aereo dal Pakistan alla Libia, come ad esempio gli egiziani, hanno investito un importo leggermente inferiore, pari a circa 6.000 euro.
Ecco la testimonianza di uno dei sopravvissuti al naufragio. “Dai trafficanti che guidavano il peschereccio, ho sentito dire che a bordo eravamo 747“. Facendo una media, si parla di circa 5 milioni di euro. Un budget destinato a coprire le spese per la gestione della logistica, la prevenzione della corruzione negli aeroporti e in loco, l’acquisto della barca e la retribuzione di personale di supporto di basso livello.
I luoghi del disperato viaggio
Il secondo naufragio più grave nella storia delle migrazioni nel Mediterraneo ha avuto inizio sulla costa libica, in Cirenaica. Ma ci sono altri due luoghi della rotta, questa volta in mare, che potrebbero spiegarne la fine. Questi luoghi sono definiti da coordinate geografiche e si trovano abbastanza vicini tra loro, entrambi a una distanza tra le 45 e le 50 miglia nautiche (tra gli 80 e i 90 chilometri) dalla costa di fronte alla città di Pylos.
Nel primo punto, il peschereccio era in viaggio da quasi 5 giorni quando, poco dopo le 18 del 13 giugno scorso, venne avvicinato dal primo mercantile in arrivo in soccorso, il Lucky Sailor. Il secondo punto si trova nella stessa zona, dove il Mediterraneo è più profondo (fino a 5 chilometri), e indica il luogo in cui, alle 2 di notte del 14 giugno, il motopeschereccio affondò al buio.
Questi punti sono piuttosto vicini nello spazio, tuttavia trascorre molto tempo tra il primo avvistamento e l’affondamento del barcone. Significa che durante questo periodo, che può durare dalle 7 alle 8 ore, il barcone sarebbe rimasto praticamente immobile. Questo contrasta con le informazioni fornite dalla guardia costiera greca nei documenti ufficiali. Le autorità avrebbero “osservato a distanza il peschereccio senza notare alcun problema nella navigazione, perché aveva rotta e velocità costanti“.
La ricerca della verità
Che cosa abbia causato il naufragio si nasconde nella contraddizione tra due possibili situazioni. il peschereccio era alla deriva da più di 7 ore, spinto solo dal vento e dalle correnti, oppure era ancora in grado di navigare nonostante alcuni problemi al motore? Oppure, al contrario, il peschereccio era in grado di navigare nonostante i problemi del motore, ma è affondato improvvisamente a causa del panico a bordo dopo un guasto?
In questo conflitto, la prima teoria sembra essere giustificata da dati oggettivi, che sono stati pubblicati ieri dalla BBC. La televisione britannica ha ottenuto e verificato le posizioni geolocalizzate sia della prima nave mercantile che ha raggiunto il peschereccio e che ha fatto una lunga sosta nella zona dopo le 18, sia dello yacht e delle altre navi che sono state inviate in emergenza dopo l’affondamento per soccorrere le persone in mare, tra cui 100 bambini.
L’analisi dei dati ha rivelato che i due punti in cui si incrociano questi tracciati, nonostante la distanza di numerose ore, sono molto vicini. Ciò sembra incompatibile con la teoria di una barca in movimento, anche a bassa velocità.